Malasanità
Ha suscitato molte polemiche lo spot realizzato dalla AMAMI (Associazione medici ingiustamente accusati di malpractice) che invita i pazienti insoddisfatti a guardarsi dagli avvoltoi, i quali, prospettando loro guadagni facili, suggeriscono azioni legali contro i medici.
Sembra implicito e sotteso che la AMAMI, con l’epiteto di “avvoltoio”, si riferisca soprattutto agli avvocati, accusati di fomentare il contenzioso della malasanità.
Personalmente e per la mia esperienza nel settore della malasanità, mi sento di dover prendere posizione.
I medici che sono stati chiamati a rispondere in sede civile o penale per effettive o presunte responsabilità professionali devono riflettere su una circostanza, ovvero che qualunque azione intrapresa da un paziente prende le mosse da una perizia medico-legale, cioè dal parere espresso da un loro collega. Nessun avvocato è, evidentemente, in grado di censurare l’operato di un medico dal punto di vista tecnico. In sede processuale, poi , il vero conflitto si manifesta proprio tra i medico-legali delle rispettive parti; la sorte della causa dipende prevalentemente dall’esito della consulenza tecnica richiesta dal giudice. Quindi è di nuovo un medico a stabilire se vi è stata malpractice .
Censurare l’avvocato che tutela e difende il cittadino in ossequio al proprio ruolo, identificandolo come il suggeritore o l’ideatore di una operazione commerciale dai risvolti persecutori nei confronti della categoria dei medici, è manifestamente ingiusto.
I medici di AMAMI sanno bene di avere trovato, proprio negli avvocati che hanno incaricato per la loro difesa processuale, un indispensabile sostegno. Questo è il ruolo dell’avvocato, rappresentare i diritti e gli interessi economici e morali del cliente, nel rispetto della Legge.
Avv. Luigi Riccio